Pensa, decifra, muovi

Negli ultimi anni stiamo assistendo a una crescente convergenza tra due mondi apparentemente distanti: l’attività neuromotoria e l’intelligenza artificiale: una fusione che ha aperto un nuovo orizzonte di possibilità nei campi degli studi diagnostici, promettendo avanzamenti significativi nella comprensione e nella cura delle disfunzioni neuromotorie.

L’intersezione tra attività neuromotoria e intelligenza artificiale ha portato alla creazione di sistemi innovativi di monitoraggio e diagnosi: i dispositivi indossabili, dotati di sensori avanzati, sono in grado di raccogliere dati in tempo reale sulla funzione neuromotoria di un individuo. Questi dati vengono quindi elaborati attraverso algoritmi di intelligenza artificiale che possono identificare anomalie e tendenze al di là delle capacità delle tradizionali tecniche cliniche.

L’impiego dell’ingegneria e dell’intelligenza artificiale nei contesti di studio neuromotorio consente una personalizzazione senza precedenti degli interventi di riabilitazione: i programmi di trattamento possono essere adattati in modo dinamico sulla base dei progressi individuali, ottimizzando così i risultati e riducendo i tempi di recupero.

La combinazione di tecnologie avanzate e algoritmi intelligenti ha dimostrato di essere particolarmente efficace nella rilevazione precoce dei disturbi: la tempestiva identificazione di queste condizioni consente interventi tempestivi e personalizzati, migliorando notevolmente le prospettive di trattamento e la qualità della vita dei pazienti.

L’aspetto più affascinante di questa convergenza è la prospettiva di apprendere dalla biologia per migliorare l’intelligenza artificiale e viceversa: i modelli di apprendimento automatico ispirati ai principi neurologici stanno emergendo, offrendo nuove prospettive per la progettazione di applicativi più efficienti e adattabili.

Tuttavia, nonostante i progressi entusiasmanti, ci sono ancora sfide da affrontare: la sicurezza e la privacy dei dati, la validità clinica degli algoritmi e l’etica nella gestione delle informazioni personali sono tutti elementi critici che richiedono un’attenzione particolare.

È un dato di fatto che la sinergia tra attività neuromotoria, ingegneria e intelligenza artificiale sta ridefinendo il modo in cui affrontiamo la diagnosi e la cura delle disfunzioni neuromotorie: questo incrocio di ambiti e di competenze promette di aprire nuovi orizzonti nel campo della salute e del benessere, portando a una maggiore personalizzazione dei trattamenti e a una più rapida identificazione delle condizioni patologiche.

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Siamo ancora diversi!

È vergognoso e imbarazzante, ma la disparità di genere nel mondo del lavoro è un problema che persiste: le donne devono affrontare sfide come retribuzioni più basse, limitazioni nelle opportunità di carriera, discriminazione sessuale, molestie sul luogo di lavoro e altre forme di sopraffazione.

La promozione di una cultura di uguaglianza di genere e l’adozione di politiche e procedure che combattono l’odiata disparità sono passi fondamentali per affrontare questa problematica: le aziende devono lavorare per creare un ambiente di lavoro inclusivo e rispettoso in cui ciascun individuo abbia le stesse occasioni e trattamento, indipendentemente dal sesso, ed è altrettanto essenziale sostenere politiche di congedo parentale e flessibilità lavorativa che consentano alle donne di bilanciare il lavoro con le responsabilità familiari.

Eliminare la disparità di genere richiede sforzi sia a livello aziendale che a livello sociale.

Quanto è importante una maggiore partecipazione delle donne in ruoli di responsabilità e di leadership? La promozione di un ambiente di lavoro in cui le donne abbiano le stesse possibilità di sviluppo di carriera e di decisione incide anche sull’efficienza e l’innovazione aziendale.

La diversità di genere produce prospettive e idee diverse, il che non può che essere un vantaggio per qualsiasi organizzazione: la diversità può portare a decisioni migliori, una maggiore innovazione e una maggiore rappresentanza delle esigenze e dei punti di vista di tutti i dipendenti.

Promuovere una cultura di uguaglianza di genere e di inclusione è un passo importante verso un mondo del lavoro più equo e rispettoso, in cui le donne abbiano le stesse opportunità di crescita e successo dei loro colleghi maschi.

Un punto dolente riguarda i rischi che le donne in stato di gravidanza possono dover affrontare in un ambiente di lavoro: la sicurezza sul lavoro deve tener conto delle specifiche esigenze delle lavoratrici incinte per garantire la loro salute e il benessere del bambino: così si deve pensare, tra l’altro, alla modifica delle mansioni e alla elasticità dell’orario di lavoro.

E al datore di lavoro che dice che tutto questo è solo un costo, beh, caro datore di lavoro, il rischio imprenditoriale prevede anche costi accessori, anzi, direi ausiliari, che bisogna prevedere, e considerare come parte integrante dell’attività!

Assicurare un ambiente di lavoro sicuro ed equo per le gestanti è un aspetto importante della sicurezza: le politiche e le procedure devono essere progettate per proteggere i diritti e la salute di queste lavoratrici.

I rischi legati alla esposizione agli agenti chimici per le donne in gravidanza rappresentano proprio una sezione specifica della valutazione dei rischi imposta dal D. Lgs. 81/08, ma la realtà è che troppo spesso tutta la valutazione dei rischi sia considerata dal datore di lavoro carta straccia, e che tale sia anche, e soprattutto, la parte riguardante le donne.

È imperdonabile e irrazionale considerare che questa concezione di disuguaglianza persista e rimanga immutata per un periodo indefinito, basata su una testarda convinzione nel dominio maschile: bisogna continuare a battersi fino a quando questa lotta sarà solo un pallido ricordo, finché sembrerà antiquato ricordare gli abusi e le ingiustizie subite dalle donne nel contesto lavorativo.

Tutto, o quasi, quello che dobbiamo sapere sulla normativa riguardante la sicurezza sul lavoro è contenuto nel Decreto Legislativo 81/08, con le sue modifiche dal 2008 a oggi. Lo sappiamo che le normative, in Italia, sono continuamente modificate, così che nessuno ci può capire completamente. Solo a vedere l’art. 1, dategli uno sguardo, anche solo per curiosità, ti viene voglia di chiudere tutto e andare a farti una passeggiata in centro: visti i decreti qui, visto il decreto qua, vista la Costituzione, vista la normativa sulla privacy, sentito il Consiglio dei ministri, sentito il parere delle Regioni, dei sindacati, dei cuochi d’Italia, dei calciatori di serie A e B, del Papa e di tutti i ministri laici e non… il Presidente della Repubblica emana il Testo Sacro, cioè l’81/08.

Così, quando si affronta il tema della sicurezza sul lavoro, spesso si associa erroneamente a una mole di documentazione da produrre, sia che si tratti di un cantiere, di un’attività commerciale, industriale o amministrativa. Questa montagna di documenti viene spesso creata ma rimane inutilizzata nel cassetto, venendo tirata fuori e analizzata solo quando si verifica un grave incidente sul lavoro o un fatto eclatante in termini di abuso sulle donne.

L’impegno verso la sicurezza deve diventare una parte integrante della nostra routine lavorativa, in modo che impariamo gradualmente e interiorizziamo, in modo spontaneo e naturale, i comportamenti necessari per evitare, si, incidenti e infortuni, ma anche per ricordarci che gonna e pantalone, per dirla all’antica, devono essere uguali, nella vita e sul lavoro.

E, oltre alla pausa caffè, ricordiamoci di fare la pausa di riflessione sulla uguaglianza di diritti, e doveri, tra uomo e donna.

 

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