Il motore si spegne, e mi sistemo al volo nello specchietto retrovisore prima di scendere. Parcheggiato tra una macchina e l’altra, mi faccio strada lungo il marciapiede, dove un leggero vento di città solleva foglie e odore di caffè.
Ogni passo mi avvicina al mio barbiere di fiducia, e mi scappa un mezzo sorriso, sapendo che tra pochi minuti mi siederò su quella poltrona familiare. Le vetrine dei negozi scorrono ai lati, fino a quando compare davanti a me quella piccola insegna. Apro la porta e vengo accolto dal profumo inconfondibile di lozioni e profumi, insieme a suoni metallici e decibel in azione.
Quante volte, nella nostra quotidianità, pensiamo alla sicurezza sul lavoro? Probabilmente, le prime immagini che ci vengono in mente riguardano i cantieri, i caschi protettivi, le imbracature. Ma la realtà è che ogni attività, sì, proprio ogni attività, nasconde dei rischi, anche quelle che associamo più al comfort e alla cura personale.
Un salone di bellezza, un parrucchiere, un barbiere: ci andiamo per rilassarci, per farci coccolare, per sentirci meglio con noi stessi. Eppure, dietro le forbici, i phon, i coloranti e i sorrisi dei parrucchieri c’è un mondo di pericoli invisibili che loro affrontano ogni giorno. Rischi chimici, elettrici, posturali e persino psicologici. È una realtà che, a prima vista, non emerge, ma che incide profondamente su chi ci lavora.
In questa puntata, esploreremo insieme questo lato nascosto del mondo dell’hairstyling, per scoprire come dietro ogni taglio, ogni colpo di spazzola, ci sia un impegno costante alla sicurezza. Perché, dopotutto, sentirsi bene e lavorare sicuri sono due aspetti che, nelle mani di un professionista, devono sempre andare di pari passo.
Mi sono seduto sulla poltrona, pronto a farmi sistemare il taglio. Il riflesso nello specchio mi restituisce un sorriso, un misto di fiducia e aspettativa. Attorno a me, ragazzi giovani, pieni di energia e ambizione, si muovono come in una coreografia ben orchestrata: mani esperte che tagliano, spazzolano, acconciano, in un ritmo che è quasi una danza. Gli sguardi concentrati, i movimenti decisi, quella passione palpabile che riempie la stanza.
Un giovanissimo apprendista indossa una maglietta nera, un paio di jeans consumati e un paio di sneakers. Sta osservando il maestro al lavoro, lo sguardo fisso, catturato da ogni mossa, ogni tecnica, come se stesse cercando di assorbire ogni gesto, ogni trucco del mestiere.
Mentre il mio barbiere passa la mano tra i capelli con sicurezza e precisione, il salone sembra per un attimo fermarsi. È come se ogni taglio, ogni sfumatura, ogni piccolo dettaglio raccontasse un desiderio: diventare sempre più bravi, giorno dopo giorno, una ciocca alla volta.
Sì, è un ambiente giovane. Un ambiente in cui il talento è in crescita e la voglia di migliorare è come una corrente che attraversa ogni sguardo, ogni forbice che taglia, ogni phon che soffia. Mentre mi siedo, guardo tutto questo con occhi curiosi. Per loro non è solo un lavoro: è un’arte, una passione che li spinge a non fermarsi mai.”
Ho un’impressione netta: questo non è solo un salone, è un laboratorio di sogni, dove il desiderio di essere “sempre più bravi” si taglia e si acconcia, proprio come i capelli.
Mentre osservavo le mani esperte di Guido, non ho potuto fare a meno di guardare con occhi da ingegnere…e da consulente della sicurezza. In un ambiente che di solito sembra tutto scintillante e profumato, ho iniziato a notare i rischi nascosti dietro ogni prodotto, attrezzo e movimento. Dietro al glamour del mondo della bellezza, i parrucchieri affrontano sfide sorprendenti: i pericoli che devono affrontare ogni giorno per prendersi cura di noi.
Innanzitutto, i prodotti chimici. I coloranti, le decolorazioni, le permanenti… sono sostanze che permettono trasformazioni straordinarie, ma nascondono rischi invisibili. Ci pensi mai a quante ore trascorrono le mani del parrucchiere immerse in queste sostanze? Ecco, è per questo che i guanti, le maschere e l’aerazione sono tanto importanti: ogni singola precauzione è vitale per evitare dermatiti, problemi respiratori e altri effetti negativi.
Eccola: la grande sala dalle pareti colorate di verde in tutte le sue sfumature, interrotta da specchi enormi con cornici in metallo nero e luci soffuse che danno al tutto un’atmosfera calda e raffinata.
Il mio sguardo si sposta lentamente tra le poltrone, dove donne e uomini di ogni età sono immerse in un rituale di bellezza, ciascuna in un piccolo mondo di intimità e trasformazione. C’è una donna con lunghi capelli castani avvolti nei bigodini, seduta pazientemente mentre la parrucchiera controlla la sua permanente con un sorriso rassicurante. Ogni tanto si scambiano un’occhiata, quasi come se comunicassero senza parole, tra un gesto abile della professionista e un piccolo movimento nervoso della cliente.
A fianco, una giovane con uno stile grintoso sta osservando con attenzione il suo riflesso mentre le forbici seguono la linea immaginaria del taglio. Ha un’espressione concentrata, a tratti esigente, come se volesse assicurarsi che ogni ciocca vada esattamente dove ha immaginato. Le lame luccicano sotto la luce e ogni taglio è netto, deciso, come un colpo di scena.
Più in là un’altra poltrona: una ragazza dagli occhi vivaci sta ridendo, con ciocche decolorate divise in sezioni da fogli di alluminio. Una giovane apprendista, con i guanti in lattice, applica con attenzione il colore, tra sguardi divertiti e chiacchiere leggere. La cliente le racconta di un viaggio imminente, mentre la parrucchiera risponde con consigli e sorrisi, come se le due fossero già amiche di vecchia data.
Il ritmo vivace di questo microcosmo di creatività. Le risate si mescolano al rumore dei phon, i colori delle tinte riflettono sotto le luci e ogni volto, ogni ciocca, sembra raccontare una storia unica, un sogno, un desiderio di trasformazione.
Qui, tra il profumo dei prodotti e il suono delle risate, ognuno vive il suo piccolo momento di bellezza. Ogni poltrona è un palcoscenico, ogni taglio un’interpretazione personale, un riflesso di come ognuna vuole apparire e, forse, sentirsi. È un luogo dove non si viene solo per cambiare aspetto: è una scena di vita, un laboratorio di autostima, una celebrazione di identità.
Immagina quella lotta interiore come una scena in slow motion, in cui ogni dettaglio emerge con chiarezza. Da una parte, c’è il puro piacere di vivere il momento, il godimento estetico di ogni gesto armonioso, del calore dell’ambiente, delle risate e della leggerezza che si respira in ogni angolo del salone. È come un dipinto vivo, in cui tutto sembra essere al suo posto per donare un’esperienza perfetta e rilassante.
Ma, in un angolo della mia mente si accende una luce di consapevolezza: noto il cavo elettrico arrotolato troppo vicino all’acqua, il fumo appena percettibile dei prodotti chimici che si alza da un tavolo, il calore costante dei phon che crea una tensione invisibile. La logica interviene, quasi come una voce fuori campo, che mi ricorda la necessità di misure di sicurezza, di prevenzione, di attenzione a quei dettagli che passano inosservati ma che in realtà racchiudono rischi nascosti.
Così, mentre il mio gusto per l’estetica e per il vivere queste sensazioni si immerge nella bellezza dell’ambiente, la razionalità si fa strada, sottile e precisa, ricordandomi che la sicurezza non è mai scontata, nemmeno nei luoghi che consideriamo familiari. L’armonia di questo luogo nasconde delle vulnerabilità, ed è il mio sguardo allenato che me le svela, facendomi riflettere su quanto sia importante mantenere quell’equilibrio sottile tra il vivere e il proteggere.
È una sensazione complessa, come camminare su una corda tesa tra la spensieratezza del momento e il richiamo alla responsabilità. E in quel salone, seduto sulla poltrona, mentre vivi queste emozioni contrastanti, percepisci che la bellezza e la sicurezza sono due lati della stessa medaglia, entrambi necessari per rendere quell’ambiente piacevole, protetto e consapevole.
Si, eccolo. C’è il rischio legato alle attrezzature elettriche. Asciugacapelli, piastre e forbici elettriche: questi strumenti quotidiani nascondono il rischio di scosse e ustioni se non vengono maneggiati correttamente o se, nel mezzo del lavoro frenetico, capita di non accorgersi di un cavo malmesso. La manutenzione costante e una formazione adeguata non sono solo formalità burocratiche: sono la differenza tra un gesto professionale e un incidente evitabile.
E se pensi che i parrucchieri passano ore in piedi, capirai anche il perché del rischio muscoloscheletrico. Quei gesti ripetitivi, quei piegamenti e quei sollevamenti, giorno dopo giorno, sono una maratona che sfida il fisico. Per questo un bravo parrucchiere deve conoscere le pause e gli esercizi di stretching, proprio come un vero atleta.
Il barbiere termina gli ultimi ritocchi, passa la mano tra i miei capelli appena tagliati e, con un gesto abile, prende lo specchio, posizionandolo dietro di me. Vedo il riflesso del taglio, osservo il profilo, i dettagli, e per un momento mi godo il risultato. Guido, con un sorriso soddisfatto, annuisce, come se stesse dicendo: “Ecco, è perfetto.”
Mi alzo, sento la leggerezza tipica di chi si è liberato di qualche ciocca di troppo, di chi ha passato un’ora dedicata solo a sé. MI dirigo verso il bancone, scambio qualche battuta, pago e apro la porta per uscire.
Appena fuori, a un passo dalla porta, mi giro un’ultima volta. Gli occhi si soffermano su quella piccola bottega d’arte, su quel luogo che, nel suo apparente caos di attrezzi, profumi e persone, nasconde un ritmo perfetto, una dedizione quasi artigianale. Li saluto con un cenno della mano, un sorriso accennato che contiene una sorta di ringraziamento non detto: quella passione viscerale e quella cura rimangono intatte, ogni volta.
E mentre vado, con uno sguardo lanciato oltre la vetrina, penso che, forse, la bellezza vera sta proprio in quell’equilibrio invisibile tra arte e attenzione, tra la voglia di vivere e la consapevolezza di proteggersi.
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